martedì 16 dicembre 2008

L’importanza del curriculum - studio su temi di necrofilia curriculare

la parola inglese USA ‘resume’, diversamente da quella di ‘curriculum’ usata in Europa, designa una compilazione di notizie personali e professionali in forma riassuntiva. In un immaginario di diverso tipo tuttavia quel ‘resume’ suona morbosamente come riesumazione di reperti curriculari inviati ai potenziali datori di lavoro in ere lontane e di cui si è persa ogni traccia. Provo nostalgia nel ricordare la consuetudine d’inviare ai padroni detentori del potere di farci lavorare un numero immenso di voluminosi curricula cartacei, spesso in duplice copia, contenenti la nostra vita, il nostro essere. Tutta quella materia cellulosica una volta inviata andava silenziosamente a depositarsi in strati sedimentari di varie datazioni. C’erano strati di curricula cretacei, o più recenti pleistocenici, ed è in questi che a volte le agenzie di ricerca mediante operazioni di carotaggio in profondità riesumavano campioni della nostra vita passata. Spesso l'analisi al carbonio 14 stabiliva una datazione di soddisfacente approssimazione di fatti professionali quali luogo di nascita, circoncisione, titoli di studio dall’adolescenza in poi, gruppo sanguigno, scapolo, nubile, vaccinazioni, numero di conto bancario, eventuali mutamenti genetici intercorsi durante la carriera, capacità di lavorare in promiscuità, etc. Con l’avvento d’internet queste procedure di paleontologia curriculare sono finite. Il luogo di destino finale dei curricula inviati è mutato da stato fisico a stato digitale ed è cambiato anche il sistema di datazione delle documentazione, che ora è più recente. Si è passati quindi dalla preistoria alla storia vera e propria e la parola ‘resume’ ora indica una riesumazione di dati risalenti alla nostra iniziazione traduttoria: questi dati ora vengono quando sono riportati alla luce ed assumono il valore di vere e proprie reliquie. Esaminandoli piamente l’agenzia ripercorre i tempi in cui all’aspirante venivano poste domande sulla sua vita privata. Sembra di udire un suono d’organo di cattedrale mentre nel sito del questionario divenuto confessionale informatico la memoria ripercorre il pio iter di pudiche domande: a che età hai fatto la tua prima traduzione?, l'hai fatta da solo o con altri? ti sei sentito in colpa dopo?, vorresti ritentare questa esperienza con noi, per prova e gratuitamente? Altre volte però l’invio di curricula online lascia supporre che i siti delle agenzie che li ricevono siano luoghi decisamente più brutali, lande informatiche devastate dove i firewall oppongono una inutile resistenza ai cavalli di troia in fiamme, dove cumuli di curricula senza vita vengono scaricati giornalmente in voragini di fosse comuni e inceneriti senza che nessuno li abbia letti. In altri casi il trattamento è solo apparentemente più umano e il resume/reliquia va ad arricchire la collezione delle banche dati del padrone. Ecco dunque che il protocollo personale da reliquia diventa feticcio pagano, cosa in sé, orpello inutile solo agli occhi del profano ma articolo di grande valore per il padrone PM che
in segreto pratica la negromanzia. Il possesso dei dati personali di un candidato trasferisce la sua stessa forza vitale all’agenzia, l’aspirante lavoratore è ora un essere esangue, smunto e in balia dell’esaminatore, avendogli ceduto il suo sangue e la sua anima. A nulla è valso opporre resistenza alla violenta inquisitoria sulla sua vita privata, alle pressioni che gli hanno estorto i segreti reconditi delle sue fatiche traduttorie: le sue memorie di traduzione! Particolarmente perniciosa è la cessione al padrone di tali memorie di traduzione, siano esse le sue più antiche, scolpite in caratteri cuneiformi, perchè in queste sono iscritte per sempre le sue fatiche, le gioie e le sofferenze del suo lavoro. Le memorie di traduzione sono la memoria stessa della sua individualità, e dato che vivere non è altro che platonicamente ricordare, la perdita delle memorie di sé è perdita della sua stessa esistenza lavorativa. Il candidato ha quindi tradotto/tradito se stesso e si lascia deportare nelle colonie cibernetiche del suo nuovo padrone. In questo patto faustiano con l’agenzia non c’è via di ritorno e a nulla varrà appellarsi a San Gerolamo protettore perché interceda presso Mefistofele. Ormai si è candidati agli inferi del sottosviluppo professionale, ma provvisoriamente si potrà godere di una vita professionale mefistofelicamente straordinaria, al termine della quale a nulla servirà implorare il momento fuggitivo sussurrandogli ‘fermati, sei bello!’ Per il gran finale di tregenda il destino del traduttore è il precariato, l’indigenza e la dannazione dell’oblio.

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