domenica 21 dicembre 2008

Tutti i tifoni del presidente G.W. Bush

stiamo perdendo il conto dei nomi degli uragani che si stanno abbattendo sulla regione del Caribe e sulle coste sud-orientali degli Stati Uniti: Fay, Gustav, Hanna, Joséphine, Ike. Proprio in queste ore è l'uragano Ike che sta devastando le regioni orientali di Cuba, e la stampa ci informa che il segretario di stato Usa Rice non ha alcuna intenzione di revocare o attenuare l'embargo contro Cuba che vige dal 1960. La cosa non fa molto onore agli Stati Uniti, tanto più che, se visti in senso ellittico biblico-marxista, anche Ike, come tutti gli altri della serie, è una maledizione destinata ai paesi ricchi. La scienza c'insegna che ci sono uragani di forza a,b,c.., che ruotano in conformità alla rotazione dell'asse terrestre, che si muovono lentamente, etc. La simbologia invece ci suggerisce che ci sono uragani per ricchi e uragani per poveri. Quelli come Katrina e Ike sono uragani destinati alla superpotenza USA. Purtroppo i danni e le sciagure che arrecano alla popolazione povera e nera di Louisiana e Mississipi sono incidenti di percorso obbligato, o danni collaterali. Al contrario, i cicloni che devastano ogni anno il Bangladesh sono catastrofi per poveri e non vanno molto in prima pagina. Per i nomi: visto che siamo tutti linguisti, ricordo le differenze dei vari appellativi di questi cataclismi naturali. Gli indios Taino che abitavano l'isola di Hispaniola li chiamavano 'huracan', quelli dell'oceano indiano si chiamano cicloni, nel sud est asiatico e mari della Cina tifoni. L'intelligenza degli uragani: sembrano che abbiamo una mente perversa. Tre anni fa Katrina non era stata segnalata in tempo e distrusse New Orleans. La scorsa settimana Gustav è stato sopravvalutato, c'è stato uno sgombero di 2 milioni di persone, ma alla fine la tormenta tropicale ha solo sfiorato la città del jazz. In questo caso però Gustav ha abusato della perspicacia di George W., dato che per farsi beffe di questo presidente occorre molto meno… L'uragano come opera d'arte: se guardiamo più da vicino, un uragano caraibico è una forza talmente bizzarra che Andy Warhol ne avrebbe visto un artefatto della natura nel senso più vero del termine, e cioè un avvenimento estetico. Già altre volte altri pseudoartisti hanno avuto dubbio gusto di voler individuare degli aspetti estetici nelle calamità naturali. Ricordo che l'11 sett. un 'artista' aveva definito i grattacieli in fiamme come il più compiuto esempio di opera pop-dadaista, insomma uno specie di happening per Manhattan, oltre che naturalmente la vendetta della storia e il boomerang del destino che ricade sull'America per le sue cattive azioni. L'emblematica degli uragani: se osserviamo il senso di rotazione di Ike e di tutti gli altri uragani, vediamo che ruotano tutti in senso antiorario e che la loro rappresentazione grafica sulla schermata di un sito USA sugli uragani che sto consultando suggerisce l'immagine della svastica Hindu, e quindi della fatalità cosmica dell'avvenimento, o anche più prosaicamente di un tagliaerba rotante che si muove verso ovest intenzionato a falciare intere regioni del sud-est. L'ironia storica degli uragani. La maggior parte di questi fenomeni atmosferici ha origine come semplici tormente tropicali non pericolose. La zona in cui si formano è l'Atlantico orientale, proprio di fronte alle coste dell'Africa occidentale, a volte con più precisione di fronte a Sénégal e Guinea Bissau. Ora a poca distanza da Dakar che cosa c'è? c'è Gorée, l'isola degli schiavi, dove venivano adunati gli schiavi razziati sulla costa prima di avviarli alle Americhe sulle navi negriere. Io mi immagino che una tempesta tropicale che prende forma, impeto e rabbia e poi si muove verso l'Atlantico sempre più furibonda, e poi si scaglia sugli Stati uniti, bene, non faccia altro che seguire la scia delle navi negriere per compiere qualche sua vendetta, per contrappasso.

Nessun commento:

Posta un commento