domenica 21 dicembre 2008

L'approvazione

Avevo terminato da poco una traduzione che mi aveva tenuto occupato per alcuni giorni. Avrei dovuto essere soddisfatto per avere finito il lavoro, eppure chissà perché avevo una certa inquietudine sulla qualità del testo tradotto. Poi mentre rimuginavo sui possibili difetti che avrei dovuto correggere, una mosca si è posata sulla mia scrivania ed è rimasta immobile davanti allo schermo del mio PC. Dopo avere tolto gli occhiali per osservarla meglio da vicino, ho notato che l'animaletto cominciava a strofinare vigorosamente tra loro le sue zampette anteriori. Osservando più attentamente, mi sono accorto che quello strofinio equivaleva ad un nostro sfregamento di mani, anzi, ad un vero e proprio entusiastico applauso, senza dubbio per il riconoscimento dell'ottima qualità del mio lavoro. Mentre questa 'standing ovation' della mia ammiratrice andava avanti, all'improvviso mi sono sentito più sicuro di me stesso.

Tutti i tifoni del presidente G.W. Bush

stiamo perdendo il conto dei nomi degli uragani che si stanno abbattendo sulla regione del Caribe e sulle coste sud-orientali degli Stati Uniti: Fay, Gustav, Hanna, Joséphine, Ike. Proprio in queste ore è l'uragano Ike che sta devastando le regioni orientali di Cuba, e la stampa ci informa che il segretario di stato Usa Rice non ha alcuna intenzione di revocare o attenuare l'embargo contro Cuba che vige dal 1960. La cosa non fa molto onore agli Stati Uniti, tanto più che, se visti in senso ellittico biblico-marxista, anche Ike, come tutti gli altri della serie, è una maledizione destinata ai paesi ricchi. La scienza c'insegna che ci sono uragani di forza a,b,c.., che ruotano in conformità alla rotazione dell'asse terrestre, che si muovono lentamente, etc. La simbologia invece ci suggerisce che ci sono uragani per ricchi e uragani per poveri. Quelli come Katrina e Ike sono uragani destinati alla superpotenza USA. Purtroppo i danni e le sciagure che arrecano alla popolazione povera e nera di Louisiana e Mississipi sono incidenti di percorso obbligato, o danni collaterali. Al contrario, i cicloni che devastano ogni anno il Bangladesh sono catastrofi per poveri e non vanno molto in prima pagina. Per i nomi: visto che siamo tutti linguisti, ricordo le differenze dei vari appellativi di questi cataclismi naturali. Gli indios Taino che abitavano l'isola di Hispaniola li chiamavano 'huracan', quelli dell'oceano indiano si chiamano cicloni, nel sud est asiatico e mari della Cina tifoni. L'intelligenza degli uragani: sembrano che abbiamo una mente perversa. Tre anni fa Katrina non era stata segnalata in tempo e distrusse New Orleans. La scorsa settimana Gustav è stato sopravvalutato, c'è stato uno sgombero di 2 milioni di persone, ma alla fine la tormenta tropicale ha solo sfiorato la città del jazz. In questo caso però Gustav ha abusato della perspicacia di George W., dato che per farsi beffe di questo presidente occorre molto meno… L'uragano come opera d'arte: se guardiamo più da vicino, un uragano caraibico è una forza talmente bizzarra che Andy Warhol ne avrebbe visto un artefatto della natura nel senso più vero del termine, e cioè un avvenimento estetico. Già altre volte altri pseudoartisti hanno avuto dubbio gusto di voler individuare degli aspetti estetici nelle calamità naturali. Ricordo che l'11 sett. un 'artista' aveva definito i grattacieli in fiamme come il più compiuto esempio di opera pop-dadaista, insomma uno specie di happening per Manhattan, oltre che naturalmente la vendetta della storia e il boomerang del destino che ricade sull'America per le sue cattive azioni. L'emblematica degli uragani: se osserviamo il senso di rotazione di Ike e di tutti gli altri uragani, vediamo che ruotano tutti in senso antiorario e che la loro rappresentazione grafica sulla schermata di un sito USA sugli uragani che sto consultando suggerisce l'immagine della svastica Hindu, e quindi della fatalità cosmica dell'avvenimento, o anche più prosaicamente di un tagliaerba rotante che si muove verso ovest intenzionato a falciare intere regioni del sud-est. L'ironia storica degli uragani. La maggior parte di questi fenomeni atmosferici ha origine come semplici tormente tropicali non pericolose. La zona in cui si formano è l'Atlantico orientale, proprio di fronte alle coste dell'Africa occidentale, a volte con più precisione di fronte a Sénégal e Guinea Bissau. Ora a poca distanza da Dakar che cosa c'è? c'è Gorée, l'isola degli schiavi, dove venivano adunati gli schiavi razziati sulla costa prima di avviarli alle Americhe sulle navi negriere. Io mi immagino che una tempesta tropicale che prende forma, impeto e rabbia e poi si muove verso l'Atlantico sempre più furibonda, e poi si scaglia sugli Stati uniti, bene, non faccia altro che seguire la scia delle navi negriere per compiere qualche sua vendetta, per contrappasso.

martedì 16 dicembre 2008

Corso di spagnolo

Il villaggio dove vivo è piccolo ma ha una vita culturale abbastanza intensa. Qualche tempo fa la locale biblioteca comunale organizzò un breve corso di conversazione in spagnolo. Sapendo che avevo trascorso un periodo abbastanza lungo in America centrale, la responsabile del corso mi invitò a
intervenire e fare un discorsetto in spagnolo. Mi trovai quindi in una grande
aula con un paio di signori e una decina di signore: le mie scolare. Mi misi a sedere dietro un tavolone che faceva da cattedra: davanti a me avevo 12 paia di occhi che sembravano fissare un buco nero dello spazio. Quando cominciai l'allocuzione ci fu un minuto di silenzio, come quelli che si fanno nelle grandi commemorazioni pubbliche, poi si udirono mormorii di protesta: ‘che spagnolo è questo, etc’ Poi ad un tratto il viso di un paio di signore si illuminò di un sorriso arcobaleno. ‘È’ spagnolo dei Caraibi, di Cuba, molto bello!' Queste signore erano andate in vacanza nei Caraibi, ne erano rimaste entusiaste e volevano tornarci armate fino ai denti con un arsenale di parole esotiche. Il loro entusiasmo fu contagioso ed ora altre mie scolare volevano imparare una lingua che frusci come le palme al vento, che sia caliente come la sabbia di corallo, agile come un merengue e che abbia l'odore del rum.

Seminari di formazione

un seminario sui CAT potrebbe interessarmi, ma a certe condizioni. Il corso deve durare un solo giorno, l'istruttore deve spiegare il CAT in modo succinto e senza lungaggini, in modo che si abbia tempo per ripetute pause-caffè. Queste pause dovranno darmi l'occasione di fare conoscenza con numerose, brillanti, spigliate, calorose, signore colleghe traduttrici. Queste così apprezzeranno la mia persona e se ne sentiranno, da una pausa-caffé all'altra, sempre più attratte. Prima del termine del corso devo quindi prevedere di selezionare un numero più ristretto di signore, cioè di quelle a cui il corso sul tool ormai non interesserà poi molto, sarò io ad interessarle, sarò io il loro tool. In mancanza di queste circostanze, scusatemi ma preferisco i tutorial che trovo in rete.

Formattazioni mistiche

Se un cliente ci invia un file originale in formato PDF non editabile, elaborarlo con un programma OCR dà risultati curiosi. Ad es il ge- dei participi passati viene spesso trasformato in y, che è il corrispondente di -ge nei testi scritti in antico alto tedesco. Anche senza ripassare i meccanismi della seconda Lautverschiebung, l'aspetto generale di un testo tedesco elaborato con OCR è quello di un manoscritto della biblioteca del monastero di San Gallo. L'operazione di correzione del testo Word che sto facendo
quindi assume i contorni di un'opera di esegesi monastica, cosa che nobilita notevolmente la mia fatica.

Ancora sugli onorari

Non ho un'idea precisa del trattamento economico che che agenzie di traduzione italiane riservano ai loro traduttori esterni. In passato sapevo della dedizione tutta cattolica che pervadeva le loro politiche tariffarie. Sapevo che con le loro tariffe le agenzie italiane in fondo si prendevano cura più della mia anima che del mio corpo. Il digiuno fa bene allo spirito, ed è difficile trovare in Italia una categoria di fornitori che più di altre si preoccupa del nostro percorso spirituale. Se per le categorie di avvocati e
dentisti in Italia è un continuo banchetto sibaritico, se per i nostri politici pagati a 17mila euro al mese più incentivi è una Sodoma & G. permanente, come non essere riconoscenti verso le nostre agenzie che ci garantiscono condizioni spirituali da eterna quaresima? Poco più di 3 anni fa lavoravo a
prezzi che avrebbero fatto la felicità di qualsiasi traduttore nordafricano sbarcato a Lampedusa. Grazie ad una certa dose d’incoscienza, in questa situazione nemmeno io mi sentivo poi tanto male. Poi i forum di traduzione mi hanno spiegato che quel malessere che sentivo non era altro che fame. Ora il peggio è passato. Il problema però è che per me la transizione tariffaria quaresimo-pasquale è ancora in corso. C'è ancora un bella differenza tra le tariffe che pratico ad es. per deit rispetto a quelle che praticano i miei colleghi basati in Germania, per non parlare delle tariffe dei colleghi ticinesi. Se il dio denaro celebra i suoi fasti nei tabernacoli dei
caveaux alla UBS di Zurigo, devo ammettere che per me, basato a Milano, il confine svizzero è così lontano da sembrare un miraggio.

Non aprite quei portali

Numerose e interessantisono le discussioni sui portali di traduzione come prozcom e internetcafe. A me l’iscrizione a Proz è scaduta 4 giorni fa e non intendo rinnovarla. Non mi dilungo sui motivi ma posso assicurare che la mia decisione non è solo dovuta a considerazioni pratiche. E’ ben vero che ho pensato a tutti quegli etti di prosciutto di Parma che avrei potuto comprare con i soldi della quota, ma ciò non è tutto. A mio parere questo portale è indicato coprattutto come luogo di scambio d’informazioni sulle terminologie specialistiche. Là dove proz delude è nel mancato aiuto al traduttore indipendente che viene lasciato solo a bisticciare con le tariffe.
L'attitudine di proz nei confronti delle retribuzioni del traduttore è diciamo sul pragmatico-ipocrita. Con grande realismo quelli del portale hanno capito che è inutile perseguire tariffe ideali e promuoverle, tariffe che non esistono da nessuna parte. Ciò che noi immaginiamo come tariffa ideale è un elemento chimico raro, la cui esistenza è dimostrata solo da prove di laboratorio. Una certa realtà è fatta per contro di tariffe basse e malvage che ci lusingano e ci insidiano. Da dove diavolo vengono ormai lo sappiamo. Molti di questi ectoplasmi tariffari vedono la luce in 'laboratori' di traduzioni ricavati da scantinati alle periferie di Mumbai e di Calcutta. Succede poi che queste formule mefitiche sfuggano dai siti di origine e arrivino fino a noi. Non dobbiamo però temerne troppo il contagio proprio
grazie ai siti preposti al suo contenimento. Sotto questo aspetto proz
e tr.cafe si potrebbero definire dei club di portatori sani.

Hal

Dopo che per l’ennesima volta ho disattivato il correttore ortografico e il mio PC lo riattiva da solo, a suo piacimento, non posso fare a meno di pensare al supercomputer Hal di Stanley Kubrik. Ricordo che Hal, privato dell’audio, riusciì a leggere le parole degli umani dal movimento delle loro labbra e li castigò. Ora è il momento del panico, del dubbio che il mio notebook sia convinto di sapere l'ortografia meglio di me. Non può darsi che la macchina a mia insaputa contatti il mio cliente per soffiarmi il lavoro?

Risorse linguistiche

domani 8 marzo è la festa delle donne, quindi intanto che è ancora venerdì vorrei fare un breve elogio... degli uomini. Non di tutti gli uomini, ma solo dei partner non italiani delle traduttrici, quelli che per intenderci oltre che essere partner sono anche vere risorse linguistiche vive e semoventi. Il web è pieno di glossari e lessici di ogni tipo, le librerie sono colme di dizionari cartacei e nelle liste ci si diffonde ampiamente di questi strumenti. Poco invece si dice dell’uomo-risorsa linguistica, strumento prezioso sempre disponibile nella casa-ufficio, si attiva all’occorrenza con una gomitata e funziona anche in camera da letto senza router. Nei casi più tragici di contabilità domestico-professionale sembra che l’uomo-database sia anche lui addirittura scaricabile. Il partner-risorsa merita davvero un sincero elogio. Per quanto mi riguarda io il partner-risorsa non ce l'ho, quindi devo ricorrere a cose come quick-dick. Come? calma, è solo il nome di un glossario online.

I nostri onorari

A proposito di tariffe basse. Di recente un team di ricercatori a bordo di un moderno batiscafo si è avventurato fino a 12000 m di profondità nella zona oceanica della fossa delle Marianne. Mentre scandagliavano l’abisso, nel punto più basso del fondale i coraggiosi hanno rinvenuto una tariffa di 0,0004 cent a parola.

Tempi di magra

Come fare quando un'agenzia impone trattenute per ripetizioni CAT:
se si accettano le condizioni vessatorie dell'agenzia, poi si devono fare economie per compensare il mancato guadagno. Uno dei modi più diretti è cercare di risparmiare nell’economia domestica, e quindi anche in cucina. Ad esempio del cavolfiore non si butteranno via le foglie, che serviranno per fare un brodo. I crostini di pane secco andranno raccolti e grattugiati per fare polpette. Ho un'intera lista di trucchetti per risparmiare in cucina. Invece per trattare con l'agenzia che ha causato questa situazione non mi viene in mente alcuna argomentazione ad hoc.

Noblesse oblige

Da poche ore ho accettato da un cliente tedesco un incarico per la traduzione di un voluminoso brevetto. La banalità della transazione è sparita quando ho ricordato con chi avevo a che fare, cioè con un vero
gentiluomo! (Da quando gli aristocratici fanno i PM?) Alcuni stralci dal dialogo: ‘A. Avrebbe disponibilità per esaminare un testo ed eventualmente accettare di tradurlo, a sua discrezione s’intende? B. Per lei sempre. A. Molto bene, le mando il documento in visione’ etc. Nessun accenno sull’onorario, è chiaro che io dispongo ed egli accetta. Nessun tira e molla, accettazione e conferma nel fair play più ovvio ed elevato al tempo stesso. Una trattativa principesca ed esemplare! Con un cliente del genere non avrò
mai un contenzioso. Se mai uno ci sarà, basterà risolverlo discretamente in un duello al primo sangue alle 6 di mattino nel parco del suo castello.

Traduttori italiani deportati in Romania

l'Italia espelle i romeni fuori dal suo territorio, la Romania invece deporta gli italiani 'entro' i suoi confini! Poco male, non si tratta di clandestini valutari con la foto in primo piano sulle maggiori testate europee, ma di umili traduttori italiani, che a malapena riescono a far vedere le loro foto in formato tessera su Prozcom. E poi il kidnapping è solo informatico, appartiene cioè a quel mondo digitale al di là del bene e del male dove la sofferenza e il sacrificio diventano statistica. Io però la vedo così: agenti romeni ‘che dormivano’ sul territorio italiano sono stati allertati dalle centrali della madrepatria, sono penetrati nottetempo nelle dimore di numerosi traduttori, li hanno imbavagliati e poi rapiti! Ora i poverini si
trovano chiusi in un campo di rieducazione in Transilvania, e potremmo giurare che per loro non si tratterà di un ritiro spirituale. Nel sito-lager romeno ho visto che ci sono anche molte traduttrici e questo dà all'affaire una connotazione classica da ratto delle sabine! Che ne sarà di loro? Forse i traduttori romeni vogliono sposare le traduttrici italiane per migliorare la razza? O forse per altri scopi? Dicono che in Transilvania l’Avis ha aperto una succursale perché c’è sempre carenza di sangue. Non bastavano le
agenzie vampire di casa nostra, adesso ci si mettono anche i vampiri DOC. Sulla lista langit mamma una nostra collega costernata ha consigliato di chiamare la polizia postale italiana. Perchè non avvertire invece quelli della lega nord?

Italiani grandi simultaneisti

In un foro telematico ho letto i resoconti di colleghi traduttori che nei giorni scorsi hanno partecipato al convegno Aiti di Bologna. Sembra che nelle fasi più accalorate del dibattito i partecipanti parlassero tutti insieme, ognuno
per conto suo, senza ascoltare nessuno, e la cosa non mi sorprende. Il fatto è che l’abitudine di parlare tutti insieme, appassionatamente, è tipica italiana e non si lascia sradicare tanto facilmente. Il problema è che anche nella comunicazione verbale più animata le regole vanno rispettate, altrimenti la forma (di comunicazione) diventa contenuto e alla fine non si sa più se si bisticcia per un concetto o per non avere avuto i nanosecond necessari per esprimerlo. Intanto ci facciamo ridere dietro da tutti, da tempo nei paesi d’elezione della nostra emigrazione, dall’800 ad oggi, cioè Germania, Belgio, Stati Uniti, etc, ed ora con la comunicazione su scala mondiale anche dalle Alpi alle piramidi, passando per il Borneo. Deve
esserci rimasta però qualche tribu di indios, come quegli uomini dipinti di rosso che hanno da poco scoperto nel bacino amazzonico, che non sanno che gli italiani per comunicare devono farlo in simultanea. Non interpretando in cabina, ma conversando. Il motto è ‘non ti lascio parlare perchè ho ragione io', oppure 'ti interrompo sadicamente mentre stai per concludere il più bel ragionamento della tua vita, e così dimostro che la tua logica non va bene'’. Io personalmente mi trovo in difficoltà anche quando
solo 2 persone parlano insieme. Mi posso sentire in colpa per non capire bene cosa dicono, ma poi la medicina mi viene in soccorso spiegangomi che il cervello, pur costituito da due lobi distinti, non riesce a far concentrare la persona su più di un solo argomento per volta. Se si seguono due filoni questo è possibile solo a intermittenza. Chi fa l’interpretariato ad es di chuchotage sa di avere con la tecnica e la consuetudine solo enormemente abbreviato gli intervalli di questa intermittenza ma che non potrà mai ascoltare due interlocutori 'simultaneamente'. A proposito, che ne direste di rinominare questi colleghi da 'interpreti in simultanea' a 'interpreti a intermittenza'? Quindi lasciatemi definire un consesso in cui non due o tre, ma da cinque, sei o più persone si esprimono all'unisono per la pura affermazione di sé, come una scena da videogioco, una logica da poker, una moralità da puntate sui cavalli, una lucidità da oppiomane, una volontà di chiarezza da onorevole Andreotti. Continuando a leggere le narrazioni dei
colleghi su langit-1, mi sono soffermato sul commento di una nostra collega di cui ho avuto modo più volte di apprezzare per i suoi contributi alla lista pieni di straordinario buon senso. La collega dice di non avere avuto modo di mantenere linee guida per il particolare clima del dibattito di Bologna. Io apprezzo molto la sua delicatezza collega e immagino che in realtà volesse dire ‘io parlavo, ma chi mi ascoltava?’ Io a questa collega voglio bene, voglio cominciare un rapporto platonico con lei, voglio rinunciare all’annuale pellegrinaggio a Fatima per recarmi a piedi ad uno dei suoi seminari, se li fa.
In ogni caso la tecnica viene in aiuto sempre di più nella comunicazione. Se del convegno di Bologna esistono verbali registrati su nastro, anche in modo illegittimo, bisogna raccoglierli tutti quanti, impacchettarli e spedirli alla NSA, Fort Meade, nel Maryland. Ci sono specialisti del suono che grazie ad
apparecchiature ipersofisticate riescono a dipanare grovigli di suoni inestricabili e ad isolare le voci di singoli parlanti. Questa tecnica è usata per mettersi sulle tracce ad es. dei serial killers. I commenti che i reduci di Bologna hanno inviato in lista sono rari, illuminanti e preziosi reperti del convegno. Tuttavia solo se grazie alla diligente opera degli esperti di forensica del suono della NSA il mistero sarà chiarito, solo allora sapremo che cosa è realmente accaduto a Bologna, o meglio che cosa si sono veramente detti!

L’importanza del curriculum - studio su temi di necrofilia curriculare

la parola inglese USA ‘resume’, diversamente da quella di ‘curriculum’ usata in Europa, designa una compilazione di notizie personali e professionali in forma riassuntiva. In un immaginario di diverso tipo tuttavia quel ‘resume’ suona morbosamente come riesumazione di reperti curriculari inviati ai potenziali datori di lavoro in ere lontane e di cui si è persa ogni traccia. Provo nostalgia nel ricordare la consuetudine d’inviare ai padroni detentori del potere di farci lavorare un numero immenso di voluminosi curricula cartacei, spesso in duplice copia, contenenti la nostra vita, il nostro essere. Tutta quella materia cellulosica una volta inviata andava silenziosamente a depositarsi in strati sedimentari di varie datazioni. C’erano strati di curricula cretacei, o più recenti pleistocenici, ed è in questi che a volte le agenzie di ricerca mediante operazioni di carotaggio in profondità riesumavano campioni della nostra vita passata. Spesso l'analisi al carbonio 14 stabiliva una datazione di soddisfacente approssimazione di fatti professionali quali luogo di nascita, circoncisione, titoli di studio dall’adolescenza in poi, gruppo sanguigno, scapolo, nubile, vaccinazioni, numero di conto bancario, eventuali mutamenti genetici intercorsi durante la carriera, capacità di lavorare in promiscuità, etc. Con l’avvento d’internet queste procedure di paleontologia curriculare sono finite. Il luogo di destino finale dei curricula inviati è mutato da stato fisico a stato digitale ed è cambiato anche il sistema di datazione delle documentazione, che ora è più recente. Si è passati quindi dalla preistoria alla storia vera e propria e la parola ‘resume’ ora indica una riesumazione di dati risalenti alla nostra iniziazione traduttoria: questi dati ora vengono quando sono riportati alla luce ed assumono il valore di vere e proprie reliquie. Esaminandoli piamente l’agenzia ripercorre i tempi in cui all’aspirante venivano poste domande sulla sua vita privata. Sembra di udire un suono d’organo di cattedrale mentre nel sito del questionario divenuto confessionale informatico la memoria ripercorre il pio iter di pudiche domande: a che età hai fatto la tua prima traduzione?, l'hai fatta da solo o con altri? ti sei sentito in colpa dopo?, vorresti ritentare questa esperienza con noi, per prova e gratuitamente? Altre volte però l’invio di curricula online lascia supporre che i siti delle agenzie che li ricevono siano luoghi decisamente più brutali, lande informatiche devastate dove i firewall oppongono una inutile resistenza ai cavalli di troia in fiamme, dove cumuli di curricula senza vita vengono scaricati giornalmente in voragini di fosse comuni e inceneriti senza che nessuno li abbia letti. In altri casi il trattamento è solo apparentemente più umano e il resume/reliquia va ad arricchire la collezione delle banche dati del padrone. Ecco dunque che il protocollo personale da reliquia diventa feticcio pagano, cosa in sé, orpello inutile solo agli occhi del profano ma articolo di grande valore per il padrone PM che
in segreto pratica la negromanzia. Il possesso dei dati personali di un candidato trasferisce la sua stessa forza vitale all’agenzia, l’aspirante lavoratore è ora un essere esangue, smunto e in balia dell’esaminatore, avendogli ceduto il suo sangue e la sua anima. A nulla è valso opporre resistenza alla violenta inquisitoria sulla sua vita privata, alle pressioni che gli hanno estorto i segreti reconditi delle sue fatiche traduttorie: le sue memorie di traduzione! Particolarmente perniciosa è la cessione al padrone di tali memorie di traduzione, siano esse le sue più antiche, scolpite in caratteri cuneiformi, perchè in queste sono iscritte per sempre le sue fatiche, le gioie e le sofferenze del suo lavoro. Le memorie di traduzione sono la memoria stessa della sua individualità, e dato che vivere non è altro che platonicamente ricordare, la perdita delle memorie di sé è perdita della sua stessa esistenza lavorativa. Il candidato ha quindi tradotto/tradito se stesso e si lascia deportare nelle colonie cibernetiche del suo nuovo padrone. In questo patto faustiano con l’agenzia non c’è via di ritorno e a nulla varrà appellarsi a San Gerolamo protettore perché interceda presso Mefistofele. Ormai si è candidati agli inferi del sottosviluppo professionale, ma provvisoriamente si potrà godere di una vita professionale mefistofelicamente straordinaria, al termine della quale a nulla servirà implorare il momento fuggitivo sussurrandogli ‘fermati, sei bello!’ Per il gran finale di tregenda il destino del traduttore è il precariato, l’indigenza e la dannazione dell’oblio.

La fine dello spagnolo

solitamente non lavoro nella direzione linguistica es>it, anche perchè nelle mie offerte inviate alle agenzie non la menziono. Ora però, avendo accettato di tradurre alcune paginette di un opuscolo pubblicitario scritto in spagnolo, mi accade un fatto strano. Mentre la memoria va a ripescare parole e frasi rimastemi imbullonate in testa fin dal tempo della mia permanenza in Sudamerica, questa lingua così poco straniera mi suona in modo insolito. Leggo alcune frasi ad alta voce e mi sembra di riudire suoni e accenti della mia parlata casalasca, sì insomma del dialetto di Casalmaggiore sul Po, che è la mia terrasanta perché ci sono nato. Leggo un’altra frase e sento il veneto parlato a Mestre, poi proseguo e sono a Genova in via di Prè, etc. Allora mi viene il dubbio: questa lingua così simile alla nostra, siamo ben sicuri che sia una lingua dopo tutto? Non potrebbe trattarsi di un nostro dialetto padano? Propongo di inoltrare una petizione a quelli della leganord perché allo spagnolo così come è stato introdotto clandestinamente nel regno della Padania venga concesso un indulto e gli venga affibiato lo stato di dialetto padano, proprio come il varesotto. La proposta non manca di una certa eticità, perché se è vero che noi traduttori fomentiamo il regionalismo europeo e planetario ostinandoci a tradurre tutto ciò che si muove e disincentivando i popoli d'Europa dal leggere in lingua straniera, con il ridurre il numero delle lingue ufficiali togliamo un mattone alla torre di babele. Possiamo quindi augurarci che lo spagnolo scompaia come lingua scritta e resti al mondo come una variante dell'italiano. Sarà un po' come riprenderci ciò che ci apparteneva e in più gli spagnoli si sentirebbe in fondo anche un po'italiani! Noi e loro, insieme, potremmo finalmente cominciare, forse, a volerci più bene.

Strane triangolazioni

Su di una lista per traduttori leggo che secondo alcune agenzie ora per produrre traduzioni di qualità un traduttore non basta più, ma occorre anche un revisore. Il principio delle traduzioni a quattr’occhi è ben noto e
molti di noi lo applicano da tempo. La novità è che ora vorrebbero imporre questa prassi come obbligatoria, in conformità con una certa norma DIN… La cooperazione fra traduttore e revisore quindi da saltuaria diverrebbe continuativa, inoltre la soluzione di collaborazione in networking tra i due professionisti risulterebbe inadeguata, mentre molto più funzionale diverrebbe la presenza fisica delle due persone nello stesso spazio fisico. Considerando che nel caso di traduttore più traduttrice questa cooperazione a lungo andare più che traduzioni a quattr’occhi potrebbe produrre traduzioni cheek-to-cheek, a me questa norma DIN è simpatica! Inoltre, se questa norma venisse applicata su larga scala, cioè se un numero sempre maggiore di traduttori e di traduttrici dovesse condividere per lunghe ore ogni giorno lo stesso spazio lavorativo con le/i rispettive/i revisori, sarebbe opportuno ufficializzare il rapporto tra i due professionisti, e quale migliore ufficializzazione si potrebbe ipotizzare se non il matrimonio? consideriamo il vantaggio che questa posizione comporterebbe: la/il professionista che non ha riconoscimento, stato rappresentativo, albo e onorario applicabile per legge, si troverebbe realizzata/o nel vincolo del matrimonio e avrebbe in
quanto casalinga/o il diritto alla pensione. Finora i traduttori non sono esistiti in quanto figure professionali al pari di medici e avvocati. Eppure noi esistiamo e possiamo dimostrare che lavoriamo! l clienti ci corrispondono un onorario, quindi in virtù di un possente sillogismo, se ciò avviene è perchè abbiamo svolto un lavoro. Se questo lavoro poi verrà riconosciuto come lavoro domestico non ben definito poco importa. Saremo tutte/i casalinghe/ghi e riconosciuti come lavoratori. In tutta questa faccenda io vedo molti vantaggi, ma sinceramente anche un piccolo rischio. Se un giorno il concetto di controllo qualitativo delle traduzioni dovesse rafforzarsi, se la norma DIN etc dovesse inasprirsi, se quindi venissero imposte traduzioni non più a 4, ma a 6 occhi, ciò implicherebbe il coinvolgimento di un terzo professionista, nel nostro caso di una/un amante. Riuscirà la presenza di questa terza figura ad integrarsi armoniosamente nella sacralità della coppia già formatasi?

Il ruggito della pecora

questo scambio di convenevoli tra me e un’agenzia di traduzioni è del tutto recente. Agenzia: lei deve svolgere questo incarico con Trados, le invio
la scaletta per il conteggio dei match. Io: non lavoro più con Trados bensì con l’ottimo CAT pincos pallinos, inoltre non concedo sconti per ripetizioni. Per di più ho caldo (questo non gliel’ho detto). Ag.: tutti gli altri suoi
colleghi del progetto accettano queste condizioni. Io: rispetto la sua opinione, sono veramente spiacente.
Passano alcuni giorni, ieri mi arriva un grosso file Pdf con la preghiera di tradurlo in italiano. Nessun accenno a Tardos, niente scalette, niente sconti.
Sono diventato un killer.

Parla come mangi, scrivi come ti pare

lo stile cristallino di Montanelli riporta all'antico dilemma:
scrivere seguendo il ritmo del respiro oppure usare il più possibile delle risorse della nostra lingua? La prima soluzione è d'obbligo per la comunicazione giornalistica, ma poi per la letteratura le opinioni divergono. Come facciamo a passare sopra allo stile sontuoso di ad es. Joseph Conrad o
di Curzio Malaparte? Che io sappia uno dei pochi che riusciva a creare
una prosa magnetica con 90 vocaboli era Hemingway. Il problema è che
lui stesso, quando capì che non poteva continuare a scrivere così (i
lettori cominciavano a slogarsi le mascelle dagli sbadigli), diventò depresso. Penso comunque che Montanelli sia un ottimo esempio per lo stile di noi traduttori, perché in quanto a chiarezza era maestro insuperato. Altro
giornalista che usa le parole come un meccanico usa chiodi, bulloni,
etc: Giorgio Bocca.

Idee per un sito web

A chi è in procinto di farsi un sito web personale e ricerca idee sulla veste
grafica da impostare, consiglio di rivedersi in playback la cerimonia inaugurale delle 29me Olimpiadi trasmessa ieri da Pechino. La fantasmagoria delle rappresentazione scenica, i colori, gli uomini volanti che accendono fiaccole, le idee originalissime e la marcata simbologia di tutta la lunghissima presentazione sono un sicura fonte d´ispirazione. Tutta la pletora di idee grafiche cinesi potrebbe essere trasposte in una rappresentazione multimediale all´inizio di un sito web professionale. Se tutto va bene chi visiona il sito resterà incantato per l´originalità del marketing e si attiverà per affidare incarichi di traduzione a ripetizione. Chiaro che se tutto va male il potenziale cliente cliccherà sul tasto "skip / salta la introduzione" e il tutto si trasformerà automaticamente in aria fritta.

Elogio delle agenzie

Sembra la solita crisi del settimo anno, solo che qui i matrimoni non c’entrano. Dopo 7 anni di lavoro come traduttore indipendente sto scoprendo verità nascoste. Finora nel traduttore indipendente avevo visto la figura di un eroe del nostro tempo, che si avventura da solo nella giungla piena d’insidie di un marketing sempre difficile, una specie di Sigfrido wagneriano senza paura. Recentemente però, dopo che ho affidato ad altri colleghi, che poi in realtà erano colleghe, il compito di fare il duro lavoro di traduzione, ed ho riservato a me stesso il compito di revisore, c'è stato un ribaltamento di prospettive. Intanto mi sono autoinvestito come direttore o capo-team, non ho avuto molti rimorsi di coscienza nel fare del caporalato, e in più ci ho preso gusto. Chi ha detto che le agenzie di traduzione sono cattive? C’è sempre un bel po’ di lavoro di revisione da fare e per quanto mi riguarda in questa unica occasione il ruolo di agente mi ha dato un po' di autostima in più. Insomma mi pento se in passato ho forse avuto parole derisorie nei confronti delle agenzie di traduzione. Come San Paolo sulla via di Damasco colpito dal fulmine cade da cavallo e ha l’illuminazione, anch’io ora dico: le agenzie sono buone! Agenzie di tutto il mondo perdonatemi. Voglio essere uno di voi. Basta eroismi solitari alla Sigfrido, ora voglio diventare uno Shylock della traduzione, anzi penso di traslocare il mio business in uno sgabuzzino della periferia del Cairo per risparmiare sulle spese fisse, mantenendo al tempo stesso un caravanserraglio di traduttori (che se poi sono traduttrici non dipenderà da me), e convertirmi alla ineffabile filosofia mediorientale secondo la quale lavorare è negativo, far lavorare gli altri è il bene supremo.